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LO SCAFFALE DEI LIBRI 

 

“LA STORIA DI MALALA”

Autrice: Viviana Mazza

  Casa editrice: Mondadori

       Anno di pubblicazione: 2013

Mingora è un paese tranquillo del Pakistan,

animato da donne al mercato, colori, stoffe, botteghe d’artigianato, bambini che giocano, scuole e tanta amicizia. O almeno lo era fino a quando Maulala Fazlullah non lo sottomette. E’il capo dei talebani della valle di Swat che impone la sua legge e stravolge la vita calma e pacifica di Mingora. Attraverso un canale radio dice cosa si può fare e cosa è proibito. Chi infrange i suoi ordini viene ucciso dai suoi uomini. Maulana impone alle donne l’uso del burqua, proibisce loro di recarsi al mercato perché il posto delle donne è la casa e  ordina loro di non frequentare più le scuole. 

Con l’appoggio della sua famiglia, Malala ha scelto di urlare il suo “no” e di continuare a frequentare la scuola per istruirsi.

Malala ha undici anni quando decide di alzare la voce e, utilizzando uno pseudonimo inizia  a scrivere un diario nel quale  racconta delle crudeltà dei talebani e dei loro terribili e discriminatori ordini. Ciò che  scrive viene pubblicato da un giornale con l’intento di mettere fine alle uccisioni e alle regole disumane di Maulana.

Malala ha già compiuto  quindici anni quando, sul pulmino che la porta a scuola, un talebano le spara alla testa per aver disobbedito agli ordini di Maulana. Viene ricoverata in un ospedale inglese che si è offerto di curarla e sopravvive. E’ la storia commovente e incredibile di una ragazza che ha avuto il coraggio di lottare per la libertà e il diritto all’istruzione. Ancora non si è fermata, combatte ancora per i diritti delle ragazze nel mondo. Ora Malala, è la più giovane candidata al premio Nobel per la pace.

Questo libro mi è piaciuto tantissimo, racconta di forza e determinazione e di come una ragazza ha saputo lottare per i suoi diritti e per i suoi ideali, armata soltanto del suo coraggio e del suo amore per l’istruzione. Ha alzato la voce per difendere ciò in cui credeva, non solo per se stessa, ma anche a nome delle altre ragazze, e l’ha fatto rischiando tutto: la sua stessa vita. Malala ci ha creduto fin dall’inizio come mostra questa frase che ci tengo a riportare perché mi ha colpito molto:-In quel momento ho capito una cosa: i talebani possono sparare, bombardare, ma non possono distruggere tutto. Non possono cancellare i ricordi felici delle persone.-“ e con quest’altra che dimostra la sua determinazione e il suo spirito- “Potranno forse far chiudere le scuole, ma non riusciranno a impedirmi di imparare.-“                                                   

  Elena Fecchio

 

IL DISCORSO DI MALALA ALL’ONU

 

La storia di Malala, la ragazza pachistana cui i talebani hanno sparato solo perché non aveva smesso di frequentare la scuola, ha fatto il giro del mondo su giornali e televisioni.

Una ragazza coraggiosa, vicina a noi, che ha dovuto lottare per il suo diritto all’istruzione.

Di solito noi ragazzi quando dobbiamo andare a scuola siamo svogliati, protestiamo, sbuffiamo, ma solo perché ne abbiamo la possibilità, a Malala invece questa possibilità è stata negata e ha dovuto rischiare la vita per poter essere istruita.

Dovremmo considerarci fortunati ad avere la possibilità e il diritto di frequentare la scuola.

Di recente ho letto il discorso che questa ragazza, Malala, ha pronunciato alle Nazioni Unite. Le sue parole mi hanno colpito veramente moltissimo, soprattutto se penso che sono state dette da una ragazza di soli sedici anni, così ho deciso di farlo leggere anche a voi.

Un discorso toccante, ma anche deciso, forte, profondo, che ha l’intento di far capire quanto le donne ancora siano considerate inferiori agli uomini. Questo è anche un invito da parte di Malala a farci sentire, ad alzare la voce, a urlare il nostro “no” contro la discriminazione e la privazione di diritti per le donne.

“Cari fratelli e sorelle, mi ricordo una cosa. Il “Malala Day” non è il mio giorno. Oggi è il giorno di ogni donna, ogni ragazzo e ogni ragazza che ha alzato la voce per i propri diritti.

Ci sono centinaia di attivisti per i diritti umani e sociali che non solo parlano per i diritti umani, ma che stanno lottando per raggiungere un obiettivo di pace, educazione e uguaglianza. Migliaia di persone sono state uccise dai terroristi e milioni sono stati feriti. Io sono solo uno di loro.

Così eccomi qui…una ragazza tra i tanti.

Io non parlo per me stessa, ma per tutti i ragazzi e le ragazze. Alzo la mia voce, non perché io possa gridare, ma in modo che coloro che non hanno una voce possano essere ascoltati. Coloro che hanno lottato per i loro diritti: il loro diritto di vivere in pace, il loro diritto di essere trattati con dignità, il loro diritto alla pari di opportunità, il loro diritto a essere educati.

 

Cari amici, il 9 ottobre 2012 i talebani mi hanno sparato al lato sinistro della fronte.

Hanno sparato anche ai miei amici. Pensavano che ci avrebbero fatto tacere. Ma hanno fallito. E poi, dal silenzio, sono venute fuori migliaia di voci. I terroristi pensavano che avrebbero cambiato i nostri obbiettivi  e avrebbero fermato le nostre voci, ma nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo: la debolezza, la paura e la disperazione sono morti. Sono nati forza, potenza e coraggio. Io sono la stessa Malala. Le mie ambizioni sono le stesse. Le mie speranze sono le stesse. I miei sogni sono la stessa cosa.

Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno, né sono qui per parlare in termini di vendetta personale contro i talebani o qualsiasi altro gruppo di terroristi. Sono qui a parlare per il diritto all’istruzione di tutti i bambini. Voglio l’istruzione per tutti i figli e le figlie di tutti gli estremisti, soprattutto dei talebani.

Non odio nemmeno il talib che mi ha sparato. Anche se avessi una pistola in questo momento e lui si trovasse di fronte a me, io non gli sparerei. Questa è la compassione che ho imparato da Maometto, il profeta della misericordia, Gesù Cristo e Buddha. Questa è l’eredità di cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Muhammad Ali Jinnah. Questa è la filosofia della nonviolenza che ho imparato da Gandhi e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mia madre e mio padre. Questo è ciò che la mia anima mi dice, essere in pace e amore con tutti.

Cari fratelli e sorelle, ci rendiamo conto dell’ importanza della luce quando vediamo le tenebre. Ci rendiamo conto dell’ importanza della nostra voce quando siamo obbligati a tacere. Allo stesso modo, quando eravamo a Swat, nel nord del Pakistan, abbiamo capito l’importanza di penne e libri quando abbiamo visto i cannoni.

Il saggio disse: “La penna è più potente della spada”. Era vero. Gli estremisti hanno paura di libri e penne. Il potere dell’educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa.(…) Questo è il motivo per cui stanno facendo saltare le scuole ogni giorno.

Perché avevano ed hanno paura del cambiamento, paura dell’uguaglianza che porteremo nella nostra società.

Mi ricordo un ragazzo delle nostra scuola cui è stato chiesto da un giornalista ”Perché i talebani sono contro l’educazione” Ha risposto in modo molto semplice. Indicando il suo libro ha detto “talib non sa quello che è scritto all’interno di questo libro” (…)

Onorevole Segretario Generale, la pace è importante  è importante per l’istruzione. In molte parti del mondo, in particolare il Pakistan e l’Afghanistan, il terrorismo, le guerre e conflitti impediscono ai bambini di andare a scuola. Siamo veramente stanchi di queste guerre. Donne e bambini soffrono in molte parti del mondo in molti modi. In India, i bambini innocenti e poveri sono vittime del lavoro minorile. Molte scuole sono state distrutte in Nigeria. La gente in Afghanistan è stata colpita dall’estremismo per decenni. Le ragazze sono costrette al lavoro minorile domestico e a sposarsi in età precoce. La povertà, l’ignoranza, l’ingiustizia, il razzismo e la privazione dei diritti fondamentali sono i principali problemi affrontati da uomini e donne.

Cari compagni, oggi mi sto concentrando sui diritti sulle donne e l’istruzione delle ragazze, perché stanno soffrendo di più. C’è stato un tempo in cui le donne attiviste sociali hanno chiesto agli uomini di difendere i loro diritti, ma questa volta lo faremo noi stesse. Io non sto dicendo agli uomini di astenersi dal parlare dei diritti delle donne, piuttosto mi sto concentrando sulle donne perché possano essere indipendenti per combattere per se stesse.

Cari fratelli e sorelle, ora è il momento di parlare.

Così oggi, invitiamo i leader mondiali a cambiare le loro politiche strategiche a favore della pace e della prosperità. Chiediamo ai leader mondiali che tutti i trattati di pace tutelino le donne e i diritti dei bambini. Un accordo che va contro la dignità delle donne e i loro diritti è inaccettabile.

Facciamo appello a tutti i governi perché garantiscano l’istruzione obbligatoria e gratuita per tutti i bambini del mondo.

Facciamo appello a tutti i governi perché combattano il terrorismo e la violenza e proteggano i bambini da brutalità e danni. Invitiamo le nazioni sviluppate ad appoggiare l’espansione delle opportunità educative per le ragazze nel mondo in via di sviluppo.

Facciamo appello a tutte le comunità perché siano tolleranti a respingere i pregiudizi basati su genere, credo, religione o sesso. Si deve assicurare la libertà e l’uguaglianza alle donne, in modo che possano prosperare. Non possiamo avere successo quando la metà di noi è tenuta indietro.

Invitiamo le nostre sorelle di tutto il mondo a essere coraggiose, per abbracciare la forza in se stesse e realizzare il loro pieno potenziale.

Cari fratelli e sorelle, vogliamo scuole e educazione per il futuro luminoso di ogni bambino. Noi continueremo il viaggio verso la nostra educazione per tutti. Nessuno ci può fermare. Parleremo per difendere i nostri diritti e porteremo il cambiamento attraverso la nostra voce. Dobbiamo credere nel potere e nella forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il mondo.

Perché siamo tutti insieme, uniti per la causa della formazione. E se vogliamo raggiungere il nostro obbiettivo dobbiamo cercare di potenziare noi stessi con l’arma della conoscenza e proteggerci fra noi con l’unità e la solidarietà.

Cari fratelli e sorelle, non dobbiamo dimenticare che milioni di persone soffrono per la povertà, l’ingiustizia e l’ignoranza. Non dobbiamo dimenticare che milioni di bambini non vanno a scuola.

Non dobbiamo dimenticare che i nostri fratelli e sorelle sono in attesa di un luminoso futuro di pace. Cerchiamo quindi di condurre una lotta globale contro l’analfabetismo, la povertà, il terrorismo e l’ignoranza. Riprendiamo in mano libri e penne. Sono le nostre armi più potenti.

Un bambino, un’insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo.

L’istruzione è l’unica soluzione.

Elena Fecchio