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LO SCAFFALE DEI LIBRI 

 

“NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI”

Autore: Fabio Geda.

Editore: Baldini Castoldi Dalai, 2010

L’autore è uno scrittore italiano contemporaneo ed  è  anche un educatore. E’ nato  a Torino nel 1972  e vive in questa città collaborando con “La Stampa” e con il Salone del Libro.

Il libro

“Nel mare ci sono i coccodrilli” è stato pubblicato nell’ aprile del 2010  ed è stato  tradotto in 30 paesi. Racconta la storia vera di Enaiatollah Akbari , un ragazzo afgano, che affronta un lungo e difficile viaggio verso la libertà.

Tutto inizia quando la madre di Enaiat, la sera prima di addormentarsi, stringe il figlio al petto e gli dice: “-Tre cose non devi mai fare nella vita. La prima è usare le droghe. La seconda è usare le armi. La terza è rubare.”  e lui promette di non farle mai. La mattina dopo Enaiat (che ha circa 10 anni)  si sveglia e non trova più la mamma. La madre è stata costretta ad abbandonare il bambino perché alcuni uomini volevano   farlo loro schiavo.

Così  Enaiat si ritrova senza niente, in un paese straniero: da qui il bambino inizia un lungo viaggio verso paesi lontani. Però il viaggio non è per niente facile e il ragazzo  deve tutti i giorni affrontare la fame, il freddo, la paura, la solitudine e  deve arrangiarsi per trovare   cibo e un posto per dormire. Inoltre non ha i documenti quindi molte volte viene respinto.

Il suo lungo viaggio termina quando, in Italia, a Torino, una famiglia buona che lo accoglie  nella propria casa.

La  storia è stata scritta da Fabio Geda, che ha saputo ascoltare  il racconto di Enaiatollah Akbari e lo ha saputo trascrivere, trasformandolo in questo bel libro. Enaiat attualmente  vive a Torino,  ha all’incirca 23 anni e fortunatamente non è più un clandestino.

Questo libro mi ha rattristata perché un bambino senza madre si è trovato ad affrontare esperienze terribili,  ma mi è anche piaciuto molto perché nonostante tutto il protagonista non ha mai perso la speranza e alla fine riesce a trovare la libertà sognata.  Adesso Enaiat  può  godersi il calore e l’affetto di una famiglia e  la serenità che non gli è stata concessa da piccolo. 

La parte che più mi ha sconvolto è quella che racconta di quando Enaiat viene portato da Van ad Istanbul nascosto nel doppio fondo di un camion.

“Cinquanta centimetri in cui dovevamo stare seduti con le braccia allacciate attorno alle gambe, con le ginocchia contro il petto, con il collo piegato per incastrare la testa tra le ginocchia … Hanno riempito il doppio fondo con noi, con tutti noi, con tutti cinquanta e passa di quanti eravamo … Eravamo strettissimi … Un pugno di riso schiacciato nella mano. Quando hanno chiuso,  il buio ci ha cancellati. … E’ durata tre giorni. Non siamo mai usciti. Non hanno mai aperto. Poi, una luce…”                                       
 

Consiglio questo libro ai ragazzi a cui piace scoprire la realtà del nostro mondo attraverso  le storie.

Elena Fecchio